La scoperta dell’archivio fotografico

scoperta1Vittorio Piergiovanni era da tutti conosciuto come “Il Professore”, sia per il suo passato di insegnante, che per la sua profonda cultura e l’impegno che profondeva in ciascuna attività che successivamente aveva intrapreso (agricoltura, enologia…).

Era anche nota la sua passione per la fotografia, ma ignoto ai più (e sconosciuto anche ai maggiori esperti) era il suo passato sia di attivissimo autore (ebbe il titolo internazionale di AFIAP – artista fotografo), sia di organizzatore di circoli e mostre, ma di quella esperienza non rese a fondo partecipi neppure i famigliari.

Per tutti fu quindi una sorpresa, nel 2004, la visita del collezionista e storico della Fotografia prof. Paolo Morello, accompagnato dall’avv. Ferruccio Ferroni, anch’egli con passato di apprezzato fotoamatore, che gli aveva parlato dell’amico Vittorio. Piergiovanni aprì a Morello il suo archivio, e lo storico trascorse alcune ore ad esaminarlo. In particolare, chiese ed ottenne di poter acquisire nella sua collezione alcune stampe fotografiche, per poterle poi inserire in un libro che aveva in progetto: Piergiovanni generosamente gliene donò sedici.

Il libro fu poi effettivamente pubblicato (“La fotoscoperta2grafia in Italia 1945-1975″, ed. Contrasto 2010) e contiene nel volume “Immagini” sei foto di V.P.. Due di esse furono esposte allo Studio Forma in una mostra tenutasi nel 2010 a Milano (“La fotografia in Italia, 1945-1975-Capolavori della collezione Morello”) e segnalate in articoli di stampa.

Qualche tempo dopo la morte di Vittorio Piergiovanni, la figlia Angela Silvia e il gescoperta3nero Franco Cavazzana iniziarono la catalogazione e digitalizzazione dell’archivio fotografico, consistente in un migliaio di stampe originali in bianco-nero, 7000 circa tra negativi in b/n e diapositive a colori, un nutrito carteggio con i più importanti esponenti della fotografia del periodo, cataloghi e dépliants di mostre, nonché le macchine fotografiche e attrezzature di laboratorio (stampava in casa), ecc. Tutto questo era gelosamente e perfettamente conservato in un vecchio armadio-biblioteca.

La complessa operazione richiese circa un anno e mezzo di tempo. Era in corso questo lavoro quando dal Circolo Fotografico La Gondola di Venezia, evidentemente non al corrente del suo decesso, giunse l’invito a Vittorio Piergiovanni a partecipare all’inaugurazione di una mostra (“Echi neorealisti nella Fotografia italiana del dopoguerra”, Palazzo Grimani, Venezia, luglio 2012), nella quale sarebbe stata esposta una sua opera presente nell’archivio del Circolo.

L’intimo rapporto che legò Piergiovanni a Venezia fin dall’infanzia emerge chiarissimo, oltre che dai ricordi familiari, dalle lettere e dai diari personali, dal carteggio conservato nell’archivio: è quindi per tale motivo che la figlia ha deciso di donare tutta la parte documentale e oltre un considerevole numero di stampe all’Archivio Storico de La Gondola, dove è stato costituito il “Fondo Piergiovanni”.
E’ stato come un ritorno a casa.

Franco Cavazzana